INQUADRAMENTO TETTONICO-STRUTTURALE: OROGENESI DELL’AREA.

Bisogna tornare indietro nel tempo e immaginare come poteva essere il territorio italiano nel Paleogene (65 M.a. fa), periodo in cui, dopo l’orogenesi Ercinica ebbe inizio la formazione della penisola italiana.

Nella seconda parte del Paleogene, l’Oligocene, il limite fra terra e mare era rappresentato dalla linea delle prealpi e la pianura Padana occidentale corrispondeva ad un golfo occupato da acque marine e caratterizzato da successive ingressioni e regressioni marine.

Durante il periodo della “nascita nuova” Neogene si ebbe una ripresa dell’orogenesi alpina ed appenninica che terminò nel Pliocene con un’altra trasgressione marina che sommerse nuovamente l’Italia.

Dal Pliocene superiore ad oggi, la pianura padana diviene un bacino con un’imponente sedimentazione colmato da materiali terrigeni di elevato spessore, provenienti sia dalla catena alpina che da quella appenninica ad opera dei fiumi.

Già nel Pleistocene superiore, il bacino è in gran parte colmato e la sua superficie è andata gradualmente riducendosi in conseguenza della compressione tettonica attiva fino a tutto il Quaternario.

Le principali fasi di compressione si sono verificate nel Pliocene inferiore ; queste hanno dato origine alla formazione di strutture a pieghe (“geosinclinale padana”), che rappresentano i thrust frontali dell’Appennino Settentrionale, responsabili dei processi geomorfologici che caratterizzano gran parte del reticolo idrografico.

L’evoluzione geologica, qui presa in esame, e più in generale della pianura Padana, è collegata allo sviluppo delle avanfosse alpina ed appenninica; infatti le formazioni terziarie presenti sotto i depositi alluvionali sono interessate da numerose pieghe-faglie con vergenza appenninico-padana.

In tutta l’area padana antistante il margine appenninico (zona di ingressione del mare pliocenico inf.), si verificò una notevole ripresa della tettonica a pieghe, che, oltre a coinvolgere l’originario substrato coinvolse anche la copertura pliocenica inferiore.

Con l’inizio dell’era Quaternaria (1,8 M.a. fa) quella in cui attualmente viviamo, il bacino è definitivamente colmato da depositi continentali alluvionali che formarono la pianura con una coltre di sedimenti prima marini e poi continentali. I fiumi Oglio, Chiese, Mincio, Secchia e Po, che attraversano la pianura mantovana sono i principali responsabili del riempimento delle aree esterne agli apparati morenici, con la formazione d’ampi depositi fluvioglaciali e fluviali.

Successivamente, a causa del peso del materiale depositatosi, con spessore dei depositi di 500-1000 metri nell’area delle colline Moreniche fino a circa 2000 metri nel settore sud occidentale (oltrepo’), si è avuta un’accentuata subsidenza (abbassamento) che ha favorito l’impostarsi della omoclinale padana.

I fiumi che scendevano in pianura portavano una gran quantità di detriti che lentamente colmavano la pianura e contemporaneamente lungo il loro corso la segnavano incidendola profondamente e terrazzandola.  A tal proposito ricordo che il territorio comunale castiglionese è compreso nel bacino Padano circondato dal grande arco formato dalla catena Alpina e dalla catena Appenninica e ricoperto da una spessa coltre di depositi alluvionali, trasportati dal fiume Po e dai suoi affluenti.

GLACIAZIONI COLLINEIl quaternario è anche caratterizzato da un ciclo di espansioni glaciali che nel periodo di massima evoluzione giunsero fino alle porte di Mantova. Infatti nel periodo Neozoico si ebbero cinque glaciazioni separate da altrettanti periodi interglaciali: Donau, Gunz, Mindel, Riss, Wurm. L’ultima di queste , quella wurmiana è finita appena 10.000 anni fa.

Questo periodo geologico è ampiamente testimoniato da depositi lacustri, alluvionali, dai terrazzi fluviali e nei depositi morenici. Nei primi del 900’ le conoscenze geologiche del sottosuolo padano erano limitate alla parte superficiale alluvionale, acquisite durante studi di carattere idrogeologico (ricerche di acqua).

Col tempo, durante lo sviluppo delle ricerche petrolifere in pianura padana, si ebbe l’opportunità di ampliare le conoscenze potendosi avvalere di dati fino a profondità di 1000-3000 metri.

Infatti i primi sondaggi profondi dell’AGIP misero subito in evidenza l’esistenza di sedimenti clastici marini appartenenti al terziario e al quaternario posizionati sotto le alluvioni.

Più specifiche ricerche condotte con metodi geofisici gravimetrici e sismici misero in evidenza la cosiddetta geosinclinale padana, limitata a Nord dalla dorsale padana sollevatasi alla fine dell’Oligocene.

La porzione nord del bacino padano che interessa e comprende il territorio di Castiglione delle Stiviere è occupata quasi esclusivamente da depositi quaternari di natura fluviale e fluvioglaciale.

Più recenti indagini (Cremasci 1987) raggiungono un inquadramento dell’attività del ghiacciaio gardesano che ha consentito di produrre una carta morfo- paesaggistica dell’anfiteatro morenico.

GEOLOGIA

La zona di interesse si inquadra nella fascia settentrionale della pianura Padana; i limiti geologico-morfologici di quest’area possono essere fissati fra l’area occupata dall’anfiteatro morenico frontale del Garda situato a sud dell’omonimo bacino lacustre, e la zona pedecollinare.

Da Nord a Sud di quest’area si assiste ad una successione di unità esclusivamente di ambiente continentale di granulometria decrescente e costituite da depositi glaciali (morene), depositi fluvioglaciali, fluviali e da alluvioni di età compresa fra il Pleistocene e l’Olocene.

I principali caratteri geologici del territorio di seguito descritti sono desunti dalla cartografia geologica ufficiale ( Servizio Geologico Nazionale ), in particolare l’area è rappresentata nel Foglio n. 48 “ Peschiera del Garda” della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000.

In base alla litostratigrafia il territorio del comune di Castiglione delle Stiviere può essere diviso in varie unità distinte; distinguiamo:
a) Le Colline Moreniche
b) Zona pedecollinare di passaggio all’alta pianura
c) Media pianura mantovana ( Piana alluvionale di Sandur)

Colline Moreniche

colline_moreniche_6Occupano la porzione più settentrionale, in adiacenza al bacino del Garda, estendendosi lungo una fascia diretta da ovest a Est spessa alcuni chilometri. Esse sono formate da depositi fluvioglaciali costituiti in prevalenza da una matrice fine ( limi, argille, sabbia in varie proporzioni ) inglobante materiali grossolani di diversa natura. Quest’area deve la propria origine allo scioglimento dei ghiacciai quaternari del Garda

e della Val d’Adige, i quali, alimentando i fiumi Mincio e Adige costituiranno con i loro depositi la piana alluvionale che segue più a Sud. Litologicamente i depositi presenti appartengono a distinti periodi quaternari:

Fluvioglaciale Mindel (Pleistocene Inferiore), Fluvioglaciale Riss (Pleistocene Medio), Fluvioglaciale Wurm (Pleistocene Superiore) intervallati da altrettanti periodi interglaciali. I depositi disposti in modo oncentrico al bacino gardesano, presentano i terreni più recenti in adiacenza al lago e i depositi più vecchi disposti nelle aree più esterne.

La complessità dei rapporti geometrici esistenti all’interno dei depositi morenici e le numerose interdigitazioni, rendono la rappresentazione geologica di difficile interpretazione.

Si individuano due principali zone di alimentazione da cui provengono i materiali depositati: la fonte di alimentazione principale è il ghiacciaio gardesano, a cui si aggiungono alcuni depositi ben localizzati del ghiacciaio dell’Adige. I ghiacciai, provenendo da aree diverse hanno trasportato prodotti con associazioni mineralogiche differenti che ci hanno consentito di fare questa distinzione.

La maggior parte del territorio è costituito da prodotti della cerchia morenica del Garda rimaneggiati e trasportati dal fiume Mincio e provenienti dalle valli Bresciane e Trentine.

In corrispondenza dei diversi scaricatori fluvioglaciali che percorrevano la cerchia morenica si ha la formazione di conoidi di materiale sciolto che risalgono al fluvioglaciale Wurm.

Questi terreni riportano in parte le caratteristiche delle morene che quelle dei depositi tipicamente fluviali; superficialmente troviamo, generalmente estesa, una coltre argilloso ghiaiosa a bassa permeabilità con prevalenza di materiali fini e nelle valli inframoreniche, aree palustri costituite da argille grigio brunastre risalenti al Riss antico.

Fra un cordone morenico e il successivo si assiste spesso alla formazione di depositi torbosi (torbiere di Astore e Grole e Santa Maria) evidenziati da piccoli laghetti databili Alluvium recente.

Idrogeologicamente si ritiene che la discontinuità areale di livelli permeabili neghi l’esistenza di acquiferi di una certa importanza anche se, in occasione di forti piogge, vi può essere la formazione di falde pensili a carattere temporaneo e stagionale.

Zona pedecollinare

Addentrandoci nella piana fluvioglaciale attraversiamo una zona di raccordo nella quale si assiste al passaggio da morfologie glaciali a morfologie tipicamente fluviali.

E’ un area di transizione fra l’alta pianura e la pianura propriamente detta. Le conoidi, a forma di ventaglio, depositate dagli scaricatori fluvioglaciali, conferiscono al paesaggio deboli pendenze e la natura geologica dei depositi ciottoloso-ghiaiosi-sabbiosi risalenti al Pleistocene superiore ne conferisce elevata permeabilità. Infatti caratteristica principale di questa zona allungata in senso W-E e l’elevata permeabilità dei depositi che restituisce parte delle acque assorbite più a nord tramite emergenze naturali che ne delimitano il limite meridionale (linea dei fontanili).

Alta pianura

COLLINE_MORENICHE_5Qui i depositi terrazzati della alta pianura, si raccordano a Nord con l’anfiteatro morenico e a Sud con il livello fondamentale della media – bassa pianura.

La maggior parte del territorio mantovano è costituito dal livello fondamentale della pianura, quindi da una successione di materiali alluvionali di età Pleistocenica ben gradati da monte a valle che presentano una lieve pendenza (monoclinale), consentendo una graduale perdita di carico alle acque e favorendo una classazione granulometrica dei depositi.

Essi risalgono a due periodi distinti:
– Fluvioglaciale Wurm per i depositi più antichi;
– Alluvium attuale, medio e antico per i depositi più recenti.

I depositi più antichi sono costituiti da ghiaie e sabbie, sovrapposti a questi, vi sono depositi più recenti costituiti dai depositi Olocenici fluviali dei greti attuali ( Alluvium attuale ) e terrazzati ( Alluvium medio e antico ) dei fiumi Mincio, Oglio e Chiese. Quindi la piana fluvioglaciale mantiene anch’essa la litologia ghiaiosa-argillosa ma si dispone più regolarmente con alternanze regolari di ghiaie sabbiose e argille. Come si può notare anche dalle sezioni idrogeologiche, vi sono potenti strati di materiali ghiaioso-sabbiosi alternati a sedimenti fini e impermeabili (acquiferi multistrato o compartimentali).

E’ in queste ghiaie e sabbie che hanno sede gli acquiferi, che, dal fronte dell’anfiteatro morenico si estendono con continuità fino al fiume Po dando vita a quella che è l’area più ricca di acqua del paese.

STRATIGRAFIA

Viene qui di seguito riportata la stratigrafia in ordine cronologico, dalle formazioni geologiche più recenti alle più antiche, presenti nel comprensorio comunale.

Prima di passare alla descrizione dei litotipi presenti nell’area in esame si ricorda che essa è cartografata nel foglio n° 48 della carta geologica d’Italia alla scala 1:100.000 e nella Carta geologica allegata al PGT comunale.

PLEISTOCENE:

– Morene ghiaiose, talora debolmente cementate, con strato di alterazione argilloso, di colore rossastro o rosso, con qualche ciottolo calcareo di spessore 1-2 metri. Dove il paleosuolo è dilavato, affiorano le sottostanti ghiaie, bianche e anche calcaree, inalterate. Cerchie moreniche maggiori dell’anfiteatro del Garda.
– Alluvioni fluvio – glaciali e fluviali prevalentemente ghiaiose, alterate per oltre un metro, in argille rossastre. Terrazzate e sospese di 40 metri e più si raccordano con le cerchie moreniche rissiane più esterne dell’anfiteatro del Garda. RISS ANTICO (fg R1)
– Alluvioni fluvio-glaciali e fluviali da molto grossolane a ghiaiose, con strato di alterazione superficiale argilloso, giallo rossiccio, di ridotto spessore. Terrazzate sospese sui 30 metri costituiscono l’alta pianura generalmente a monte delle risorgive e si raccordano con le cerchie moreniche maggiori dell’anfiteatro del Garda.
– Alluvioni fluvio – glaciali e pluvio-fluviali, prevalentemente sabbiose, con strato di alterazione brunastro, di spessore limitato. Pluviale Wurmiano ( pl W ) esterno all’ambito glaciale con conoidi. Costituiscono la media pianura generalmente a valle delle risorgive e si raccordano con le cerchie moreniche del massimo Wurmiano.

OLOCENE

– Alluvioni sabbioso ghiaiose terrazzate talora esondabili, antiche; conoidi fissati.
– Depositi argillosi neri sartumosi e paludosi, talora torbosi.
– Detrito di falda.

Per quanto attiene l’area del PLIS essa è caratterizzata dalla presenza de depositi morenici prevalenti, subordinatamente nelle piane interglaciali da depositi fluvioglaciali e nelle aree ribassate con presenza di conche vallive da depositi paludosi e torbosi.

GEOMORFOLOGIA

La geomorfologia è una branca della geologia, che si occupa di studiare ed interpretare le forme del rilievo. Lo scopo è di rappresentare, attraverso carte tematiche (geomorfologiche, morfostrutturali, idrografiche, dell’inclinazione del pendio ecc.), la morfologia e la genesi dei rilievi terrestri tramite l’analisi della distribuzione spaziale delle differenti forme e associazioni di forme.

Queste osservazioni, permettono di risalire all’età dei depositi e alla dinamica deposizionale che li ha generati, distinguendo i processi in endogeni ed esogeni, attivi ed inattivi.

E’ infatti vero che l’uomo non solo modifica il territorio e sfrutta le risorse che esso gli offre, ma ne subisce anche i fattori morfogenetici (acque superficiali, instabilità dei versanti, movimenti neotettonici).

Pertanto ogni qualvolta si operi uno studio ambientale o idrogeologico sarà presa in considerazione tale cartografia. La diffusione di carte geomorfologiche che rappresentano varie tematiche è di uso comune e disponibile per quasi tutto il territorio nazionale.

La carta utilizzata è stata redatta dalla provincia di Mantova in collaborazione con l’ERSAL (Ente Regionale di Sviluppo Agricolo della Lombardia).

In essa si individuano gli elementi geomorfologici più importanti che risultano essere:
– Le colline moreniche
– Le scarpate che delimitano i terrazzi fluvioglaciali
– I paleoalvei

Se questi elementi spiccano da un punto di vista strettamente morfologico ve ne sono altri quali l’andamento dei percorsi fluviali, l’altimetria, la composizione litologica e l’età dei depositi che consentono la suddivisione in aree omogenee che presentano caratteristiche comuni.

L’alternarsi di fasi glaciali ed interglaciali, l’erosione e il trasporto del materiale litoide rimaneggiato dagli scaricatori glaciali e rideposto come deposito fluvioglaciale è la componente fondamentale del paesaggio che osserviamo nella fascia di pertinenza del PLIS di Castiglione delle Stiviere: l’area collinare che comprende parte del sistema morenico frontale del Garda con quote variabili dai 200 m s.l.m. ai 70-80 m s.l.m. al

limite con la zona pedecollinare.

Ad essa appartengono terreni di tre diverse fasi glaciali:
– fase di Carpenedolo databile al Pleistocene medio;
– fase di Sedena del tardo Pleistocene medio;
– fase di Solferino del Pleistocene superiore.

In relazione alla dinamica deposizionale, essa presenta un assetto caotico con blocchi, ghiaie e sabbie immersi in una matrice limoso-argillosa e composizione petrografica che indica la provenienza dalla valle del fiume Adige. I terreni delle cerchie moreniche più antiche risalenti al Mindel sono formati da morenico dilavato e privato del tipico ferretto mentre i depositi Rissiani vengono caratterizzati dalla presenza di questo strato di alterazione rosso -bruno. All’interno delle aree inframoreniche si rinvengono depositi argillosi e sartumosi talora torbosi databili Alluvium recente.

Essa confina a sud con l’area pedecollinare o di alta pianura, che partendo dal piede delle colline moreniche giunge fino ai 50 m s.l.m., quota che rappresenta il limite morfologico fra le suddette colline e le conoidi ghiaiose ad esse collegate composte in prevalenza da depositi fluvioglaciali, ciottoloso-ghiaioso-sabbioso e la pianura propriamente detta.

In relazione alla litologia è caratterizzata da una forte permeabilità e da una ricca circolazione idrica sotterranea.

LITOLOGIE DI SUPERFICIE RISCONTRABILI NELL’AREA DEL PLIS

Osservando la carta litologica a corredo del PLIS, si nota, limitatamente all’area studiata, che le litologie dei terreni di superficie sono strettamente correlabili con la geomorfologia attuale; vale a dire che le forme del territorio sono il risultato dell’energia e del tipo di meccanismo deposizionale che le ha generate.

Nell’area sono presenti le seguenti formazioni geologiche:

– Morene Ghiaiose (m R) talora debolmente cementate, con strato di alterazione argilloso, di colore rossastro, con qualche ciottolo calcareo, dello spessore massimo di 1-2-m. Dove il paleosuolo è dilavato, affiorano le sottostanti ghiaie bianche ed inalterate anche calcaree. Sono caratteristiche delle cerchie moreniche esterne dell’anfiteatro del Garda.
– Alluvioni fluvio-glaciali e fluviali da molto grossolane a ghiaiose con strato di alterazione superficiale argilloso giallo rossiccio, di ridotto spessore, terrazzate sospese sui 30 m costituiscono l’alta pianura a monte della zona delle risorgive e si raccordano con le cerchie moreniche più alte dell’anfiteatro del Garda.
– Alluvioni Fluvioglaciali e pluvio-fluviali prevalentemente sabbiose, con strato di alterazione brunastro di limitato spessore. Pluviale wurmiano esterno all’ambito glaciale con conoidi. Costituiscono la media pianura generalmente a valle della zona delle risorgive e si raccordano con le cerchie moreniche del massimo wurmiano.
– Depositi argillosi neri sartumosi e paludosi.

Anche le litologie della copertura superficiale (tavola C01) rispecchiano la distribuzione geologico-geomorfologica:
– Ghiaie: costituiscono l’ossatura dei rilievi morenici e le aree di fascia pedecollinare esterne all’apparato delle colline.
– Ghiaie e sabbie in matrice limosa: costituiscono alcune aree rilevate e le fasce
– Sabbie e Sabbie limose : costituiscono le valli inframoreniche di pertinenza delle aste idriche attuali con deposizione a media energia nelle piane glaciali.
– Argille: sono la base delle conche lacustri vallive e delle aree paludose e sartumose.

Indicano deposizione in ambiente di bassa energia e consentono il ristagno delle acque di infiltrazione e meteoriche provenienti dai bacini inframorenici a deflusso interno non incanalato.